Ti invito al viaggioin quel paese che ti somiglia tanto.I soli languidi dei suoi cieli annebbiatihanno per il mio spirito l'incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati.Laggiù tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà.Il mondo s'addormenta in una calda luce di giacinto e d'oro.Dormono pigramente i vascelli vagabondiarrivati da ogni confineper soddisfare i tuoi desideri. da Invito al viaggioBaudelaire secondo Sgalambro
14 novembre 2006
Alberi...
Gli alberi a cui il frutto cadecolmo ancora o traboccato fuoridalla sua rotta cute e gli altria cui viene scerpato verdetrinciate foglie e rami e quelli ancorache frutti non ne dànno solo bacche e pignee coccole o neanche tutti gli alberitutti indistintamente in una oscurae prepotente inequabile parità si tendononelle loro cuspidi si stiranonelle loro barbe allunganoi loro filiformi nerviaridi verso l’acquao l’umidore sotterraneo tuttinell’ispido fortetoo altrove nell’ariosodirupo o nel viavai si preparanoall’invasodella nuova fertilità che si stipa tra terra e cieloe romperà… Oh aprimi le labbra grinzose, non lasciarmi alla mia inveterata sterilità.
Cantata questa canzoneda lei in tempi antichi?Forse, nessun ricordo, nessun passato. Ma cantala memoria. Canta la sua deserta profondità.
Gli alberi a cui il frutto cade, Mario Luzi